Abbiamo parlato di Dermatite Atopica proprio lo scorso mese. Un argomento molto sentito da chi ne soffre e sempre poco trattato on-line e sui social. Questo mese manteniamo il focus su questo disturbo intervistando una persona speciale, che potrà darci informazioni più dettagliate in merito vedendo la cosa dal punto di vista dei bambini.

L’esperta Selene Carbone

Oggi ho il piacere di fare due chiacchiere con Selene Carbone, Psicologa esperta in Neuropsicologia e Psicoterapeuta in formazione.

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Selene Carbone, psicologa esperta in neuropsicologia e psicoterapeuta in formazione.

Selene si occupa di psicologia infantile e lavora a contatto con gli studenti e coloro che frequentano le scuole. Una professionista del settore che lavora su valutazioni psicologiche legate ai disturbi che affliggono psicologicamente ed emotivamente adulti e bambini.

Selene e A-topico

Se ben ricordate, lo scorso mese vi ho parlato dello Studio Domino di Lucca. Un posto in cui chi soffre di disturbi psicologici può trovare un valido aiuto per risolvere i suoi problemi. Studio di cui anche Selene fa parta come psicologa, anche e soprattutto come partner del progetto A-topico.

A-topico è appunto un progetto nato dall’idea di Anastasia Pelliccia in collaborazione con la nutrizionista Valentina Rossi e la nostra neuropsicologa Selene Carbone. Per maggiori info, vi lascio qui il link.

Selene cura la parte dei bambini. Per questo ho voluto approfondire l’argomento con lei: per capire quanto influisce la dermatite atopica sulle loro relazioni sociali.

“La dermatite atopica porta con sè dei risvolti psicologici e relazionali importanti – spiega Selene. Impatta sulla qualità di vita del piccolo, della mamma e del papà.”

Quando un bambino riceve la diagnosi, può succedere che la relazione genitore-figlio subisca dei cambiamenti. Il contatto fisico tende a ridursi. Anzitutto perché un genitore evita di toccare il bambino temendo di irritarlo ancor di più. In secondo luogo perché si sperimentano sentimenti di avversione. 

Il corpo del bambino e la dermatite atopica

Il corpo è il mezzo attraverso cui facciamo le nostre esperienze – racconta Selene. La pelle, primo specchio di contatto del corpo stesso, contiene numerosissime terminazioni nervose che ci spingono anche a comportamenti particolari. Per questo il modo in cui un bambino viene toccato e accarezzato, favorisce il raggiungimento di un equilibrio nello sviluppo sia emozionale che cognitivo.”

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Per risolvere la dermatite atopica nel bambino è necessario il sostegno della famiglia.

Un equilibrio fatto di esperienze. Le prime vengono fatte dal bambino proprio in famiglia come “palestra di relazioni sociali”. Se il contatto della famiglia manca o non è adeguato, potrebbero mostrarsi problemi sociali nel futuro adulto. Per un bambino con dermatite atopica, questo concetto è fondamentale, perché già di per sé potrebbe affrontare problemi difficili da gestire a causa del suo disturbo.

“Solitamente nel genitore convivono sentimenti ambivalenti di cura e amore, ma anche di rifiuto e colpa – spiega Selene. Per questo è importante che un genitore sia consapevole e sappia riconoscere le difficoltà del figlio, modulando il proprio comportamento in maniera appropriata e funzionale.”

In questo modo potrà svolgere la funzione di “specchio” nel quale il figlio potrà ritrovare se stesso e riconoscere le proprie emozioni.

“Ricordiamo – conclude Selene – che solitamente la dermatite atopica tende a scomparire con la pubertà, ma il 20% di adolescenti in cui persiste questa condizione tende a provare emozioni di rabbia, vergogna, fino a mettere in atto in modo inconsapevole meccanismi di difesa, evitamento e negazione.” 

Dermatite atopica e nutrizione

Il mese scorso abbiamo detto quanto sia importante un approccio combinato di psicoterapia e nutrizione per chi soffre di questo disturbo. La domanda però è: quanto è difficile insegnare ad adulti e bambini che è importante seguire una dieta specifica senza sentirsi diversi dagli altri che invece possono mangiare tutto?

“Come abbiamo detto, la dermatite atopica coinvolge tutta la famiglia – spiega la psicologa. In un’ottica di benessere e miglioramento della qualità della vita è perciò importante che a cambiare siano le abitudini dell’intero nucleo familiare. In questo modo con meno stress si riuscirà a raggiungere l’obiettivo, che è quello di far sentire meglio chi soffre del disturbo.”

Lo stress è uno dei fattori centrali di questo problema, proprio perché influisce sul benessere di chi si prende cura dell’atopico. Non solo. Si ripercuote sulla disciplina stessa, dove il genitore tende ad essere più permissivo per paura di sovraccaricare troppo il bambino e provocare ulteriore stress, che peggiorerebbe in questo caso l’impulso a grattarsi. 

“È utile fornire ai bambini una routine ben strutturata – consiglia Selene – affinché possano ricevere regole chiare e coerenti per stimolare la loro autonomia e una graduale indipendenza. E’ bene poi ricordare che i bambini vanno coinvolti nelle attività della vita quotidiana, come ad esempio la preparazione dei pasti. In questo modo il cibo potrà essere accettato e diventare lo strumento dello sviluppo cognitivo e sperimentare nuove esperienze relazionali ed emozionali, ponendo delle buone basi per il futuro.”

A-topico: il ruolo della neuropsicologia

“Nel progetto A-topico insieme alla dott.ssa Anastasia Pelliccia abbiamo previsto 3 incontri preliminari in cui andare a lavorare sullo stress che accentua il sintomo del prurito tipico della dermatite atopica. L’idea è quella di portare coloro che soffrono di questo disturbo a gestirlo attraverso tecniche corporee e interventi psicoeducativi mirati. Gli incontri sono rivolti sia ai genitori che ai bambini dai 2 anni di età, proprio perché è importante che il cambiamento si realizzi a livello familiare.”

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La locandina del progetto A-topico di Anastasia Pelliccia che coinvolge anche Selene Carbone e la nutrizionista Valentina Rossi.

Il lavoro di Selene le consente di aiutare le persone che vivono un momento di difficoltà e sofferenza. Grazie al suo aiuto di neuropsicoterapeuta queste persone potranno ritrovare un proprio equilibrio e un benessere personale, proprio perché la Neuropsicologia Clinica ha lo scopo di valutare e, qualora possibile, riabilitare o abilitare deficit cognitivi e le annesse implicazioni di tipo psicologico e affettivo conseguenti a patologie congenite o acquisite.