Torniamo a parlare di arte. In questi mesi estivi ho deciso di dedicare un articolo al mese alla visual art. In particolare al racconto di 3 progetti del mio amico Filippo Basetti. Oggi parliamo del suo Buchi Project. Curiosi? Vediamo che cosa ha in mente Filippo.
Cosa ci vede Filippo Basetti al di là dei buchi?
“Buchi project é un progetto fotografico che porto avanti da alcuni anni e va ad inserirsi con altri lavori precedenti, nei temi su cui lavoro. In primis la decontestualizzazione e la percezione di sé e del proprio corpo. La mia idea è che lo spettatore prenda coscienza di sé stesso.”
Le mani sono una delle parti del corpo più gettonate dai partecipanti a Buchi Project
Il concept di questo lavoro si basa sul corpo umano e la percezione delle sue parti. Il soggetto fotografato viene in qualche modo (interamente o in parte) decontestualizzato dalla realtà o dal suo intero. L’intento? Trovare una nuova visione di sé, oltre che del proprio corpo.
“Fotografando le persone – spiega Filippo – ho sempre sentito dire: “Questa è la mia parte migliore.”, oppure “Mi piace questa parte del mio corpo”. Sulla base di queste affermazioni ho costruito un’espediente per vedere questa parte “migliore” in modo diverso per farla vedere a chi si faceva ritrarre. Il buco, appunto.”
Parliamo dei protagonisti di Buchi Project …
Sono tutti diversi, ma soprattutto scelgono loro la parte del corpo da mostrare. Perché? “Perché è un progetto interattivo. Il soggetto sceglie la parte da mostrare e come mostrarla. Molte persone vedendo la parte del corpo scelta all’interno del buco, sotto un punto di vista inusuale o meglio “staccata” dal proprio corpo, hanno reagito in modi molto diversi. Alcuni hanno trovato interessanti e belle altre parti fotografate, che non avevano mai apprezzato, altri invece hanno continuato a preferire quella che preferivano.”
Il centro del corpo, al centro del buco. Una delle mie preferite di Buchi Project
Insomma, una sorta di autoanalisi che il soggetto fa inconsciamente vedendosi “a pezzi” incorniciato in un confine ben definito. Il cerchio non è stato sicuramente scelto a caso da Basetti: una sorta di lente d’ingrandimento che al tempo stesso ricorda anche la ciclicità della vita e del corpo umano stesso.
Quindi Basetti, l’artista, cosa vuole che lo spettatore veda nel progetto?
“L’interpretazione rispetto all’uso dei buchi è stata lasciata libera al soggetto fotografato, quindi anche l’interpretazione dello spettatore è libera. Le azioni sul/nel buco mi hanno fatto capire molte cose riguardo la coscienza e la percezione della persona ritratta, rispetto alle scelte di quali parti del corpo ha mostrato e come lo ha fatto. Ai fruitori delle immagini, ovviamente, manca tutta questa parte di backstage, ma credo apprezzeranno l’idea e il valore estetico.”
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