Oggi parliamo di visual art, in particolare della nuova mostra di Filippo Basetti #covidcity che si sta tenendo nel comune di Serravalle all’interno dell’antico oratorio del borgo fino ai primi di dicembre 2022. Ci arriveremo per gradi, passando anzitutto da un’altra mostra espositiva di Filippo: Anonimous – a misura di bambino, che prima del covid è stata itinerante per anni in collaborazione con Unicef.
Anonimous: i bambini parlano con il loro silenzio
Infondo all’articolo avrete modo di vedere la video intervista a Filippo Basetti in cui, a distanza ormai di 3 anni, mi ha raccontato cosa ha voluto dire per lui il lavoro svolto sul progetto Anonimous – a misura di bambino, realizzato in collaborazione con Unicef Italia, tramite Unicef Pistoia.

Interessante la visione ad altezza bambino e la tematica dell’anonimato. Interessante come si tratti di una mostra pre covid, in cui si affronta però un tema molto attuale: i bambini che fanno i bambini in spazi chiusi e aperti, senza mostrarsi come persone con nomi e cognomi, ma solo con i loro gesti e la loro altezza.
Il silenzio trasmesso dalle foto di Filippo, ma anche da quelle realizzate da Della Noce – altro fotografo coinvolto nel progetto – è un silenzio che dice molto di come spesso l’adulto guarda all’infanzia e alla vita in generale.
“La mostra è stata allestita in modo che ogni foto fosse all’altezza del bambino protagonista dello scatto – spiega Filippo. L’adulto doveva mettersi all’altezza giusta per vedere la foto dal giusto punto di vista.”
Il collegamento con Covid City
Filippo finalmente è tornato ad esporre. Fino ai primi di dicembre avrete modo di vedere la sua mostra dal titolo Covid City nelle sale affrescate dell’oratorio di Serravalle Alto (Pistoia).
Una mostra potente, che racconta il biennio del covid: “Siamo rimasti chiusi in una bolla per troppo tempo. Queste stesse opere le ho realizzate durante il lock down e solo ora riescono a prendere vita. Sono contento di poterle mostrare. Sono contento di aver trovato il modo di esprimere quello che sono stati per me i momenti di chiusura nel periodo della pandemia.”

Molto attuale anche perché non ne siamo ancora fuori. La cosa che mi è piaciuta di più è che ho trovato un collegamento con Anonimous. Nella struttura luminosa protagonista dell’esposizione c’è un che di anonimo e pone l’adulto nella condizione di dover accendere questa “lampada fumosa”.
L’adulto deve accendere la mente e riflettere su ciò che è stato, come i bambini di Anonimous portavano lo spettatore a riflettere sulla loro condizione, sul loro modo di essere e giocare.

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